E ricadevi

Nell’odore di sandalo e ambra sedeva fumoso

mentre fuori un cielo grigio moccolava pioggia fresca

Sotto una luce di carta dispiegava pagine che smarginavano,

il profumo d’India impastava i volti neri di Grazia con l’acre silenzio di parole mute.

Nel vetro smussato di un bicchiere scorse le sue gambe flessuose

Come Pegea,

sorgevano e cascavano sinuose nelle pieghe della notte.

Immerse gli occhi nel liquoroso umore: scelse di non scegliere.

La finestra fece l’occhiolino alla notte e

Nella notte si accese e si spense il desiderio,

tutto accadeva fuori anche senza di lei:

il metrò, ritardatario puntuale, sferragliava con il suo carico d’ansia e di silenzio,

dietro le maglie di un cancello brunito i passi di Ahmed masticavano avidi la via verso casa.

E lei tra sbuffi cobalto viveva il suo spazio: l’assoluto qui di ogni là.

Il vento bagnato fu inghiottito dalla Notte

Leviatano sornione che tutto divora.

E lontano ricordi umidi di lacrime gonfiavano il mantice della sua anima che

Come fisarmonica si distendeva e si ritraeva.

Quando anche dal davanzale curioso l’ultimo grano d’incenso saturò l’aria

E la prima luna di Marzo spense la notte

Sfoggiando la sua timidezza egocentrica,

Quando anche questo accadde…

Un ottone sgrammaticato soffiò la sua melodia diacronica e lei

Serrò le labbra contro la sua schiena segnata dal tempo.

Si udirono, ancora, nel silenzio parole mute.

3 pensieri su “E ricadevi

      1. Se ti va, poi fammi sapere come l’hai trovato. Se invece non dovessi più sentirti, per me avertelo fatto scoprire è già una grande soddisfazione. Grazie per la risposta! 🙂

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